LE STELLE NELLA BIBBIA


STELLA

Sia il termine ebraico kohkhàv che quelli greci astèr e àstron si riferiscono genericamente a qualsiasi corpo luminoso nello spazio, tranne il sole e la luna, per i quali vengono usati altri nomi.

Ordine delle stelle. Inoltre in diversi brani Biblico scritturali viene messa in risalto la disposizione ordinata di questi corpi celesti, con riferimento a "statuti", "regolamenti" e "orbite" ("corso", VR). (Ger 31:35-37; Gdc 5:20; cfr. Gda 13). Le enormi forze che determinano la posizione relativa di certe stelle secondo le leggi fisiche sono indicate dalle domande che Dio rivolse a Giobbe: "Puoi tu allacciare i legami della costellazione di Chima, o puoi sciogliere le medesime corde della costellazione di Chesil? Puoi tu far uscire la costellazione di Mazzarot al suo tempo fissato? . . . Hai conosciuto gli statuti dei cieli, o potresti porre la sua autorità sulla terra?" (Gb 38:31-33; vedi AS; CHESIL n. 1; CHIMA; MAZZAROT). Pertanto un dizionario biblico dice: "Affermiamo dunque che la Bibbia coerentemente presume l’esistenza di un universo pienamente razionale, e di enormi dimensioni, a differenza della tipica idea secolare contemporanea, secondo la quale l’universo non era razionale, e non era più grande di quanto si potesse effettivamente constatare con i soli sensi". — New Bible Dictionary, a cura di J. D. Douglas, 1985, p. 1144.

AS

Il fatto che `Ash o `Àyish e altri termini ebraici siano usati in relazione a sole, stelle e cielo indica che si riferiscono a qualche costellazione. (Vedi Gb 9:7-9; 38:32, 33). È impossibile attualmente sapere a quale costellazione si riferissero e quindi è più sicuro traslitterare il nome ebraico (come in questa voce) che cercare di tradurli con nomi specifici come "Arturo" (gr. Arktoùros, lett. "custode dell’orsa") (Ri), oppure "Orsa" (CEI; VR).Il fatto che Giobbe 38:32 menzioni As "insieme ai suoi figli" dà ragione di ritenere che si tratti di una costellazione. È opinione comune che si tratti dell’Orsa Maggiore, costellazione formata di sette stelle principali che potrebbero essere i "suoi figli". Il punto importante del versetto non è la precisa identificazione della costellazione, ma la domanda: "Li puoi condurre?" Dio ribadisce così a Giobbe la sua sapienza e potenza quale Creatore, in quanto è assolutamente impossibile per l’uomo dirigere il moto di questi immensi corpi stellari.

CHESIL(Chèsil).

[Ebr. kesìl, "stupido"]. Anche se questo termine è usato molte volte col significato fondamentale di "stupido" (cfr. Sl 49:10; 92:6; Pr 1:22), in quattro casi (Gb 9:9; 38:31; Am 5:8; Isa 13:10 [qui al pl.]) il contesto indica che si riferisce a una costellazione o insieme di stelle.
Molti ritengono che si tratti di Orione, o "il cacciatore", costellazione assai notevole di cui fanno parte stelle gigantesche come Betelgeuse e Rigel. La Vulgata latina rende kesìl con "Orion" in Giobbe 9:9 e Amos 5:8 e la maggior parte delle traduzioni fanno altrettanto. Un Targum e antiche versioni siriache hanno "gigante", che corrisponde al nome arabo di Orione, gabbar, "forte", (equivalente ebraico, gibbòhr).

In Amos 5:8 il termine è usato nel riprendere Israele per non aver cercato il vero Dio, il Fattore delle costellazioni celesti. In Isaia 13:9, 10, dove troviamo il plurale kesilehhèm (reso "le loro costellazioni di Chesil"), viene descritto il "giorno di Dio", in cui i tiranni superbi e altezzosi saranno umiliati e i corpi celesti non daranno più la loro luce.

CHIMA

Termine che ricorre in Giobbe 9:9; 38:31 e Amos 5:8 a proposito di una costellazione. Viene riferito in genere alle Pleiadi, ammasso stellare formato di sette stelle maggiori e altre minori, avvolto in nebulosità e situato a circa 300 anni luce dal sistema solare. In Giobbe 38:31 Dio chiede a Giobbe se può stringere "i legami della costellazione di Chima", e secondo alcuni ciò si riferisce alla compattezza dell’ammasso delle Pleiadi, ben visibili a occhio nudo. Anche se l’identificazione con una particolare costellazione non è sicura, il senso della domanda è evidentemente se un semplice uomo può unire insieme un gruppo di stelle onde formino una costellazione permanente. Quindi con questa domanda Dio fece capire a Giobbe l’inferiorità dell’uomo rispetto a Lui, il Sovrano Universale.

MAZZAROT(Mazzaròt).

Secondo il Targum aramaico, Mazzarot corrisponde alle mazzalòhth di 2 Re 23:5, "costellazioni dello zodiaco" o "dodici costellazioni". (NM; Ri) Alcuni ritengono che il termine derivi da una radice che significa "cingere" e che Mazzarot si riferisca all’anello zodiacale. Tuttavia in Giobbe 38:32, nell’espressione "al suo tempo fissato", in ebraico viene usato un pronome singolare, mentre in 2 Re 23:5 è al plurale. Sembra dunque che Mazzarot si riferisca a una determinata costellazione e non all’intero anello zodiacale, anche se attualmente non è possibile identificarla.

In Giobbe 38:32 Dio chiede a Giobbe: "Puoi tu far uscire la costellazione di Mazzarot al suo tempo fissato? E in quanto alla costellazione di As insieme ai suoi figli, li puoi condurre?" Quindi, anche se non si sa di quali costellazioni si tratti, Dio chiede a Giobbe se è in grado di dirigere i visibili corpi celesti, facendo apparire una costellazione nella sua stagione o guidandone un’altra nel suo stabilito corso celeste.

L’osservazione dell’apostolo Paolo circa la diversità fra le singole stelle può essere ancor più apprezzata alla luce dell’astronomia moderna, che ha rivelato la differenza esistente fra le stelle in quanto a colore, grandezza, luminosità, temperatura e densità relativa. — 1Co 15:40, 41.

Adorazione delle stelle. Mentre l’adorazione delle stelle era assai diffusa fra le antiche nazioni del Medio Oriente, il concetto scritturale condiviso dai fedeli servitori di Dio era che quegli astri erano semplici corpi materiali soggetti alle leggi e all’autorità di Dio, che non dominavano l’uomo, ma servivano come luminari e indicatori del tempo. (Ge 1:14-18; Sl 136:3, 7-9; 148:3) Nell’esortare Israele a non fare alcuna rappresentazione del vero Dio, Mosè comandò di non lasciarsi indurre ad adorare il sole, la luna e le stelle, (De 4:15-20; cfr. 2Re 17:16; 21:5; 23:5; Sof 1:4, 5). Le nazioni pagane identificavano particolari divinità con alcune stelle e quindi avevano un concetto nazionalistico di quei corpi stellari. Saccut e Caivan, menzionati in Amos 5:26 come dèi adorati dall’Israele apostata, si ritiene siano nomi babilonesi del pianeta Saturno, chiamato Refan nella citazione del versetto fatta da Stefano. (At 7:42, 43) L’adorazione delle stelle era particolarmente rilevante a Babilonia, ma risultò vana al momento della sua distruzione. — Isa 47:12-15.

La "stella" vista dopo la nascita di Gesù. Gli "astrologi [che] vennero da luoghi orientali", quindi dalle vicinanze di Babilonia, la cui visita al re Erode dopo la nascita di Gesù provocò la strage di tutti i bambini maschi di Betleem, evidentemente non erano servitori o adoratori del vero Dio. (Mt 2:1-18; vedi ASTROLOGI). In quanto alla "stella" (gr. astèr) che videro, sono state avanzate molte ipotesi: una cometa, una meteora, una supernova o, più semplicemente, una congiunzione di pianeti. Nessuno di questi corpi celesti poteva logicamente essersi ‘fermato sopra il luogo dov’era il fanciullino’, identificando così la sola casa del villaggio di Betleem in cui si trovava il bambino. È pure degno di nota che solo quegli astrologi pagani ‘videro’ la stella. A motivo del fatto che praticavano l’astrologia, benché fosse condannata,

ASTROLOGI

Il termine gazerìn ricorre solo nella parte di Daniele scritta in aramaico (Da 2:4b–7:28), e ha il significato fondamentale di "tagliare", a indicare, si pensa, coloro che dividono i cieli in configurazioni. (Da 2:34) Alcune versioni italiane (Di, CEI) traducono la parola originale aramaica gazerìn "indovini". (Da 2:27; 4:7 [v. 4, CEI]; ÞDan. Ü5:7, 11) Gli astrologi erano coloro "che, dalla posizione delle stelle all’ora della nascita, con varie arti di calcolo e divinazione . . . determinavano il fato degli individui". (Gesenius’s Hebrew and Chaldee Lexicon, trad. inglese di S. P. Tregelles, 1901, pp. 166, 167). L’astrologia è essenzialmente politeistica; la sua origine nella bassa Mesopotamia risale probabilmente a poco dopo il Diluvio quando gli uomini si allontanarono dalla pura adorazione di Dio. Il nome "caldeo" col tempo divenne praticamente sinonimo di "astrologo".

Secondo la falsa scienza dell’astrologia si credeva che un dio diverso controllasse ciascuna sezione dei cieli. Ogni movimento e fenomeno celeste, come il sorgere e il calare del sole, gli equinozi e i solstizi, le fasi lunari, le eclissi e le meteore, era attribuito a questi dèi. Perciò si osservavano i movimenti cosmici, si tracciavano elaborati grafici e si compilavano tabelle della loro ricorrenza, e su questa base venivano predetti avvenimenti terrestri e casi umani. Ogni cosa, pubblica e privata, si credeva fosse determinata da queste divinità astrali. Di conseguenza non si prendevano decisioni politiche o militari senza invitare gli astrologi a leggere e interpretare i presagi ed esprimere un parere. In tal modo questa classe sacerdotale acquistò grande potere e influenza nella vita della gente. I sacerdoti vantavano grande sapienza, percezioni e poteri soprannaturali. Nessun grande tempio costruito dai babilonesi mancava del suo osservatorio astronomico.

Nell’VIII secolo a.E.V. il profeta Isaia, nel predire la distruzione di Babilonia, sfidò i consiglieri astrologici che osservavano le stelle a salvare la città condannata: "[Tu, Babilonia,] ti sei stancata della moltitudine dei tuoi consiglieri. Stiano in piedi, ora, e ti salvino, gli adoratori dei cieli, quelli che guardano le stelle, che alle lune nuove divulgano conoscenza circa le cose che verranno su di te". — Isa 47:13.

Chi erano i magi che fecero visita al bambino Gesù?

Alcuni astrologi (gr. màgoi; reso di solito in italiano "magi"; "uomini sapienti", PS; "maghi", ED) portarono doni al bambino Gesù. (Mt 2:1-16) Discutendo su chi fossero questi màgoi, un dizionario biblico dice: "Secondo Erodoto i magi erano una tribù della Media [I, 101], asserivano di interpretare i sogni, e avevano l’incarico ufficiale dei sacri riti . . . erano, in breve, la classe dotta e sacerdotale, e avevano, si supponeva, l’abilità di trarre dai libri e dall’osservazione delle stelle una percezione soprannaturale di eventi futuri . . . Ricerche successive tendono a considerare Babilonia piuttosto che la Media e la Persia il centro dell’attività dei magi. ‘In origine i sacerdoti medi non erano chiamati magi . . . Dai caldei ereditarono tuttavia il nome di magi riferito alla casta sacerdotale, e così si spiega quanto dice Erodoto secondo cui i magi erano una tribù della Media’ . . . (J. C. Müller nell’encicl. di Herzog)". — The Imperial Bible-Dictionary, a cura di P. Fairbairn, Londra, 1874, vol. II, p. 139.A ragione dunque Giustino Martire, Origene e Tertulliano, nel leggere Matteo 2:1, considerarono i màgoi degli astrologi. Tertulliano (De idolatria, IX) scrive: "Conosciamo la mutua alleanza fra magia e astrologia. Gli interpreti delle stelle furono dunque i primi . . . a presentare [a Gesù] doni". Il nome magi divenne comune "in Oriente come termine generico per astrologi". The New Funk & Wagnalls Encyclopedia, 1952, vol. 22, p. 8076.

Tutto indica dunque che i màgoi che fecero visita al bambino Gesù erano astrologi. Infatti La Sacra Bibbia a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma nella nota in calce a Matteo 2:1 dice in parte: "Si dava il nome di ‘magi’ ai sacerdoti e ai sapienti persi, medi e babilonesi, i quali erano dediti . . . specialmente alla scienza degli astri". Molto appropriatamente quindi diverse traduzioni bibliche in varie lingue ha "astrologi" in Matteo 2:1, Non è rivelato quanti di questi astrologi venuti "da luoghi orientali" portarono "oro, olibano e mirra" al bambino Gesù; non c’è alcuna prova concreta a sostegno della tradizione secondo cui erano tre. (Mt 2:1, 11) Essendo astrologi erano servitori di falsi dèi e, consapevolmente o inconsapevolmente, erano guidati da qualcosa che sembrava loro una "stella" in movimento. Essi avvertirono Erode che era nato il "re dei giudei", ed Erode, a sua volta, cercò di far uccidere Gesù. Il piano però non riuscì. Dio intervenne e si dimostrò superiore agli dèi demonici degli astrologi, i quali perciò, dopo aver ricevuto "in sogno divino avvertimento", anziché tornare da Erode si diressero verso il loro paese per un’altra via. — Mt 2:2, 12.

Uso figurativo. Le stelle sono usate nelle scritture ebraico aramaiche e greco cristiane (Bibbia) in senso figurato e in metafore o similitudini per rappresentare persone, come per esempio nel sogno di Giuseppe in cui i genitori erano rappresentati dal sole e dalla luna, e gli 11 fratelli da 11 stelle. (Ge 37:9, 10) Giobbe 38:7 fa un parallelo fra "le stelle del mattino" che gridarono gioiosamente alla fondazione della terra e gli angelici "figli di Dio". Il risuscitato e glorificato Gesù parlò di se stesso come della "luminosa stella del mattino" e promise di dare "la stella del mattino" ai suoi seguaci vittoriosi, evidentemente per indicare che avrebbero condiviso con lui la posizione e la gloria celeste. (Ri 22:16; 2:26, 28; cfr. 2Tm 2:12; Ri 20:6). I sette "angeli" delle congregazioni, ai quali vengono recapitati messaggi scritti, sono simboleggiati da sette stelle nella destra di Cristo. (Ri 1:16, 20; 2:1; 3:1) Anche "l’angelo dell’abisso" chiamato Abaddon è rappresentato da una stella. — Ri 9:1, 11; vedi ABADDON.

Il detto proverbiale riportato in Isaia capitolo 14 presenta il vanaglorioso e ambizioso re di Babilonia (cioè la dinastia dei re babilonesi rappresentata da Nabucodonosor), definito il "risplendente" (ebr. hehlèl; "Lucifero", CEI), che cerca di elevare il suo trono "al di sopra delle stelle di Dio". (Isa 14:4, 12, 13). La metafora di una "stella" viene usata profeticamente a proposito dei re di Giuda discendenti di Davide (Nu 24:17), e la storia biblica mostra che con la conquista di Gerusalemme la dinastia babilonese per qualche tempo si elevò effettivamente al di sopra di quei re giudei. Una profezia simile in Daniele capitolo 8 descrive il piccolo "corno" di una futura potenza mondiale nell’atto di calpestare alcune stelle appartenenti "all’esercito dei cieli" e avanzare contro il Principe dell’esercito e il suo santuario (Da 8:9-13); mentre in Daniele capitolo 12, mediante una similitudine, coloro che "hanno perspicacia" e portano altri alla giustizia sono raffigurati nel "tempo della fine" luminosi "come le stelle". (Da 12:3, 9, 10) Invece le persone immorali che deviano dalla verità sono paragonate a "stelle senza corso stabilito". — Gda 13.

L’oscurarsi delle stelle, come pure del sole e della luna, è una figura che ricorre spesso in avvertimenti profetici di disastri risultanti dal giudizio di Dio. (Isa 13:10; Ez 32:7; Ri 6:12, 13; 8:12; cfr. Gb 9:6, 7). L’offuscarsi di questi luminari è anche usato in Ecclesiaste 12:1, 2 per descrivere gli ultimi anni di vita delle persone anziane. Altrove si parla di stelle cadenti o scagliate sulla terra. (Mt 24:29; Ri 8:10; 9:1; 12:4) "Segni" nel sole, nella luna e nelle stelle sono stati predetti come evidenza del tempo della fine. — Lu 21:25.

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